lunedì 31 agosto 2009

L'arte di insultare di Arthur Schopenhauer

Finito di leggere per la seconda volta il 14 Agosto 2009

L'arte di insultare

di Arthur Schopenhauer

a cura e con un saggio di Franco Volpi

edito da Adelphi, Piccola Biblioteca, pagg.147, febbraio 2002

Commento: da leggere.

Citazioni:

pag.28

Gli amici si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici.


pag.28

Gli amici di casa si chiamo così per lo più a ragione, perchè sono amici più
della casa che del padrone, sono cioè più simili ai gatti che ai cani.


pag.42

Il chiasso è la più impertinente di tutte le interruzioni poiché interrompe,
anzi spezza, i nostri pensieri. Ma dove non c'è nulla da interrompere il chiasso
non sarà avvertito in modo particolare.
La tolleranza generale riguardo al chiasso inutile, ad esempio riguardo
allo sbattere le porte, abitudine oltremodo maleducata e volgare, è addirittura
un sintomo dell'ottusità generale e della povertà di idee.
In Germania le cose stanno come se si mirasse a far sì che per
il chiasso nessuno riesca a concentrarsi.


pag.42

I cinesi sono in grado di concepire soltanto il governo monarchico,
e non riescono a capire  che cosa sia una repubblica. Quando, nel 1658,
si recò in Cina un'ambasceria olandese, essa si vide costretta a far
passare il principe d'Orange come suo re, perchè altrimenti i cinesi
sarebbero stati portati a considerare l'Olanda un covo di pirati
che vivevano senza un capo.


pag.59

L'intelletto non è una grandezza estensiva bensì intensiva: perciò
un solo individuo può tranquillamente opporsi a diecimila, e un'assemblea
di mille imbecilli non fa una persona intelligente.


 pag.60

La mia epoca e io non siamo fatti l'uno per l'altro: questo è chiaro.
Ma è da vedere chi dei due vincerà il processo di fronte al tribunale dei posteri.


pag.61

L'erudito puro e semplice, per esempio un ordinario
di Gottingen, guarda al genio all'incirca come noi
guardiamo alla lepre, che soltanto dopo morta è buona
da mangiare e da cucinare: perciò come a qualcuno sul
quale, finchè è vivo, bisogna sparare.


pag.61

L'erudizione mi sembra paragonabile a una pesante
corazza, che rende bensì l'uomo forte assolutamente
invincibile, ma che per il debole è un peso sotto il
quale egli alla fine soccombe.


pag.62

La fede è come l'amore: non si può ottenere con la forza.


pag.71

Odo il ruotare del mulino, ma non vedo la farina.


pag.80

Se poi aggiungessi che questo summus philosophus
dell'Accademia Danese ha buttato giù dei nonsensi
come nessun altro mortale prima di lui, a tal punto
che chi riuscisse a leggere la sua opera più celebrata,
la cosiddetta Fenomenologia dello spirito, senza avere
l'impressione di trovarsi in manicomio sarebbe già da
manicomio, così dicendo non avrei meno ragione.


pag.93

Leggere significa pensare con la testa altrui invece
che con la propria.
Il furore di leggere libri della maggior parte
dei dotti è una specie di fuga vacui, un fuggire
dal vuoto di pensiero dei loro cervelli, che attira
dentro a forza sostanza estranea: per avere pensieri
devono leggerli altrove, come i corpi inanimati
ricevono il movimento solo dall'esterno, mentre coloro
che sono dotati di pensiero proprio sono come i corpi
viventi che si muovono da sé.
L'arte di non leggere è molto importante.
Essa consiste nel non prendere in mano quello che
di volta in volta il vasto pubblico sta leggendo, come
per esempio libelli politici e letterari, romanzi, poesie
e simili cose, che fanno chiasso appunto in quel dato
momento e raggiungono perfino parecchie edizioni nel
loro primo e ultimo anno di vita.
Pretendere che un individuo ritenga tutto quanto ha letto
è come esigere che porti ancora dentro di sé tutto
quanto ha mangiato.
...

Pag.95

Serse, secondo Erodoto, pianse alla vista del suo
immenso esercito, pensando che, di tutti  quei guerrieri,
entro cent'anni non ne sarebbe rimasto in vita uno solo:
chi non piangerebbe alla vista di un grosso catalogo di
libri stampati, se pensasse che di tutti quei libri,
già dopo dieci anni, non ne rimarrà in vita nemmeno uno?


pag.95

Sarebbe bene comprare libri, se insieme si potesse
comprare il tempo per leggerli, ma di solito si
scambia l'acquisto di libri per l'acquisizione del
loro contenuto.


pag.96

Marco Polo e grandi viaggiatori.
I viaggi in terre lontane e poco esplorate portano
a questo: si diventa così famosi per ciò che si è
visto, non perchè si sia pensato alcunchè.


pag.97

Il fine del matrimonio non è l'intrattenimento
intellettuale, bensì la generazione dei figli: esso
è un'unione dei cuori, non dei cervelli. Per una
donna, sostenere di essersi innamorata dell'intelligenza
di un uomo è una pretesa vana e ridicola.


pag.97

Sposarsi solo "per amore" e non doversene pentire molto
presto, anzi sposarsi in genere, significa mettere la
mano in un sacco con gli occhi bendati e sperare di
tirare fuori un'anguilla da un mucchio di serpi.


pag.97

Nel nostro continente monogamico, sposarsi significa
dimezzare i propri diritti e raddoppiare i doveri.


pag.97

Sposarsi significa fare il possibile per venirsi
a nausea l'uno all'altro.


pag.98

Le leggi matrimoniali europee assumono la donna
come equivalente all'uomo: partono, dunque, da
un presupposto sbagliato.


pag.98

I matrimoni d'amore vengono conclusi nell'interesse
della specie, non dell'individuo. E' vero che i
promessi sposi si illudono di perseguire la propria
felicità: senonchè il fine effettivo è loro estraneo,
in quanto sta nella generazione di un individuo che
essi soli possono concepire. Congiunti da questo fine,
essi dovranno cercare d'ora in poi di intendersi
nel miglior modo possibile. Ma molto spesso la
coppia, formatasi a seguito di quell'illusione
istintiva che costituisce l'essenza della passione
amorosa, sarà per tutto il resto di natura assolutamente
eterogenea. Ciò viene alla luce quando l'illusione
sparisce, come è inevitabile che accada. Per conseguenza,
i matrimoni d'amore sono di regola infelici: infatti
provvedono per la generazione futura a spese di quella
presente.


pag.98

Sembra che, con l'atto del matrimonio, o ci rimette
l'individuo o ci rimette l'interesse della specie.
E il più delle volte è proprio così: infatti è
rarissimo che convenienza e amore appassionato
procedano mano nella mano.


pag.99

Quanto più una cosa è nobile e perfetta, tanto
più tardi e più lentamente giunge alla maturità.
Difficilmente il maschio raggiunge la maturità
della ragione e delle forze dell'intelletto
prima dei ventotto anni; la donna, invece, già
a diciotto anni; ma la sua ragione è, appunto
per questo, assai limitata. Perciò le donne
restano bambini per tutta la vita, vedono
sempre e soltanto ciò che è più vicino, rimangono
attaccate al presente, scambiano l'apparenza delle
cose con la loro sostanza, e preferiscono inezie
alle questioni più importanti.


pag.99

La memoria è un essere capriccioso e bizzarro,
paragonabile a una giovane ragazza: a volte rifiuta
in modo del tutto inaspettato ciò che ha dato
in cento altri casi, e poi, quando non ci si
pensa più, ce lo porta da sé.


pag.99

Per i filosofi di cattedra il vero tema essenziale
della metafisica consiste nella discussione del
rapporto tra Dio e il mondo. I loro manuali sono
pieni delle più ampie trattazioni sull'argomento.
Essi si sentono destinati e pagati soprattutto
per mettere in chiaro questo punto, ed è davvero
divertente vedere con quale antica saggezza e
con quale erudizione essi parlano dell'assoluto,
o di Dio, comportandosi con grande serietà, come
se davvero sapessero qualcosa in proposito.
Tutto ciò ricorda la serietà con cui i bambini si
divertono con i loro giochi. Ogni volta che si
apre una fiera del libro compare una nuova metafisica,
che consiste in un prolisso rendiconto sul buon Dio,
spiega qual è realmente la sua situazione e come egli
sia giunto al punto di aver fatto, o generato, o in
qualche modo prodotto il mondo; sembra quasi che
ogni sei mesi essi ricevano le ultime notizie su di lui.


pag.100

Due cose principalmente distinguono la situazione
sociale dell'epoca moderna da quella dell'antichità,
a svantaggio della prima, dando ai nostri tempi
una tinta seria, fosca e sinistra da cui l'antichità,
serena e spontanea come il mattino della vita,
va esente. Esse sono il principio dell'onore
cavalleresco, buffonata sconosciuta agli antichi,
e la sifilide …
Voglia il cielo che nel diciannovesimo secolo
i due mostri dell'epoca moderna si possano eliminare.


pag.101

Tra ciò che uno ha non ho annoverato la moglie
e i figli, poiché da questi è meglio dire che
si è posseduti.


pag.101

Il mondo è una mia rappresentazione.


pag.101

Questo mondo dovrebbe averlo fatto un Dio?
No, piuttosto un demonio.

Aristotele ha scritto: "La natura non è divina, ma demoniaca"
 (De divinatione per somnum, 2, 463 a 14-15).
Noi potremmo tradurre: "L'inferno è il mondo".

Se si volesse condurre il più impenitente ottimista
 per gli ospedali, i lazzaretti e le camere di
martirio chirurgiche, per le carceri, le stanze
di tortura e le stalle degli schiavi, sui campi di
battaglia e nei tribunali, e aprirgli poi tutti
i tetri alloggi della miseria, dove essa si
rincantuccia per sfuggire agli sguardi della fredda
curiosità, e alla fine fargli dare un'occhiata
nella torre della fame di Ugolino, anch'egli
finirebbe sicuramente col capire di che specie
sia questo meilleur des mondes possibles.

Il nostro è il peggiore dei mondi possibili.

Dovunque nel mondo non vi è molto da ricavare:
bisogno e dolore lo riempiono, e coloro che
sono riusciti a sfuggire a questi sono attesi,
a ogni angolo, dalla noia in agguato.

Nel mondo di regola domina la malvagità,
e la stoltezza ha la parola decisiva.

Per avere sempre a portata di mano una bussola
sicura che orienti nella vita, per considerare
la vita senza mai confondersi, e sempre nella
sua giusta luce, niente è più opportuno che
abituarsi a pensare questo mondo come un luogo
di espiazione, per così dire un istituto di pena,
a penal colony – un "ergasterion" come lo
chiamavano i filosofi più antichi (secondo
Clemente Alessandrino) … Tra i mali di un istituto
di pena vi è anche quello della compagnia
cha là s'incontra. Che compagnia si trovì
in questo mondo, lo saprà, anche senza che glielo
dica io, chi sia in qualche modo degno di una migliore.

La regola a questo mondo è, dovunque, la marmaglia.


pag.103

Nessun continente è sessualmente così corrotto
come l'Europa a causa del matrimonio monogamico
contro natura.
Da un punto di vista razionale non si capisce
perchè un uomo, la cui moglie soffre di una
malatti cronica, oppure rimane sterile, oppure
con gli anni è diventata troppo vecchia per lui,
non dovrebbe prendersi una seconda moglie in aggiunta.
Solamente a Londra vi sono ottantamila prostitute.
Non sono esse, forse, null'altro che donne terribilmente
dannegiate dall'istituzione monogamica, vere e
proprie vittime umane sull'altare della monogamia?
Non c'è ragione di discutere sulla poligamia,
piuttosto bisogna accettarla come un fatto esistente
dovunque, rimane soltanto il compito di regolarla.
Dove sono poi i veri monogami? Noi tutti viviamo
almeno per un certo tempo, ma di solito sempre,
nella poligamia. Siccome, dunque, ogni maschio
ha bisogno di parecchie femmine, nulla è più
giusto che consentirgli, anzi imporgli, di mantenere
molte donne. Con ciò anche la donna viene ricondotta
nella sua corretta e naturale condizione di essere
subordinato, e la dama, questo mostro della civiltà
europea e della stupidità cristiano-germanica, con
le sue ridicole pretese di rispetto e di venerazione,
verrà eliminata dal mondo, e vi saranno soltanto
donne, ma non più donne disgraziate, di cui ora è piena l'Europa.


pag.104

L'intolleranza è intrinseca soltanto all'essenza
del monoteismo: un dio unico è, per sua natura,
un dio geloso, che non tollera nessun altro dio
accanto a sé.


pag.104

Innalzare a qualcuno un monumento quando
è ancora in vita significa dichiarare che
nei suoi confronti non vi è da fare
affidamento sulla posterità.


pag.104

Se rivolgiamo lo sguardo indietro ai duemila anni
e più trascorsi nell'inutile tentativo di trovare
un solido fondamento alla morale, forse ci verrà
da pensare che non vi sia nessuna morale naturale,
indipendente dalle istituzioni umane, ma che essa
sia semplicemente un'invenzione artificiale,
un mezzo escogitato per meglio raffrenare
l'egoista e malvagia razza umana.


pag.105

Ciò che procura tanti convertiti alla setta
dei mormoni è l'eliminazione della monogamia,
che è contraria alla natura.


pag.105

Bisognerebbe scegliere la mosca a simbolo
della sfacciataggine e dell'insolenza degli stupidi.
Infatti, mentre tutti gli animali temono più di ogni
altra cosa l'uomo e lo sfuggono già da lontano,
la mosca gli si posa sul naso.


pag.106

Fu Mosè a scrivere la frase ripetuta dappertutto
dopo di lui, cioè che Dio, dopo la creazione,
getto uno sguardo su questo mondo e trovò che
tutto era buono: panta kalà (in greco nel testo).
Ah, il buon vecchio Dio di Mosè non era certo
difficile! … Con la mano sul cuore, ditemi se
questo panta kalà non sembra una beffa atroce …


pag.107

La sola felicità è quella di non nascere.


pag.107

Natura è un espressione corretta
ma eufemistica: con uguale diritto
si potrebbe chiamare mortura.


pag.107

Ogni miserabile babbeo, che non abbia
al mondo nulla di cui poter essere orgoglioso,
si appiglia all'ultima risorsa per esserlo,
cioè alla nazione cui appartiene: in tal
modo egli si rinfranca ed è ora pieno di
gratitudine e pronto a difendere
piux kai lax (in greco nel testo) [con le unghie e con i denti]
 tutti i difetti e tutte le stoltezze
caratteristiche di quella nazione.


pag.108

Già i bambini, invece di voler capire
la cosa, hanno per lo più l'infelice tendenza
a contentarsi di parole e a impararle a memoria
per cavarsela con esse quando sia necessario.
Questa tendenza rimane in seguito e ha per
risultato che il sapere di molti dotti è
un vero cumulo di vuote parole.


pag.109

In realtà il valore che noi attribuiamo all'opinione
degli altri e la nostra preoccupazione costante
al riguardo oltrepassano di regola ogni
ragionevole giustificazione, tanto da poter sembrare
una specie di mania  generalmente diffusa, o piuttosto
innata. In tutto ciò che noi facciamo e non facciamo
si prende in considerazione l'opinione altrui quasi
prima di ogni altra cosa, e con un'attenta analisi
vediamo che da tale preoccupazione nasce quasi
la metà di tutte le afflizioni e le ansie da
noi provate.


pag.109

L'oscurantismo è un peccato, forse non
contro lo spirito santo, ma certo ontro
lo spirito umano: per questo è imperdonabile
e bisogna rinfacciarlo sempre e ovunque,
senza transigere, a chi se ne è reso
colpevole, testimoniandogli il proprio
disprezzo a ogni occasione, finchè vivrà,
anzi anche dopo che è morto.


pag.111

Soltanto i nostri pensieri personali hanno
vita e verità, poiché sono i soli che si
comprendono interamente. Pensieri altrui,
pescati in qualche libro, sono minestra
riscaldata (geschissene Scheisse).


pag.111

La nostra situazione è davvero miserevole!
Un breve lasso di tempo da vivere, pieno di
fatica, miseria, angoscia e dolore, senza
minimamente sapere da dove veniamo, dove andiamo
e perchè viviamo, e per soprammercato anche preti
di tutte le razze con le loro rispettive rivelazioni
in proposito, accompagnate da minacce contro
i miscredenti.


pag.112

Il progresso è il sogno del diciannovesimo secolo,
come la resurrezione dei morti era quello del decimo.
Ogni epoca ha il suo. Quando questo secolo, esaurendo
i suoi granai e quelli del passato, avrà formato
un cumulo di scienze e di ricchezze, l'uomo,
misurandosi con un tale ammasso, sarà forse
meno piccolo? Miserabili parvenus …

Com'è noto, le lingue, soprattutto per quanto
riguarda la grammatica, sono tanto più perfette
quanto più antiche, e gradualmente diventano
sempre peggiori; si comincia così con la
nobile lingua sanscrita giù giù fino al
gergo inglese, questo vestito per i
pensieri rimediato con pezzi di stoffa eterogenei.

Tale lenta degradazione è un argomento
rilevante contro le teorie predilette dei
nostri prosaici e sorridenti ottimisti
relative "al costante progresso dell'umanità
verso il meglio"; per dimostrarlo essi
vorrebbero falsare la deplorevole storia
del genere bipede.


pag.113

Le prostitute conducono una vita triste
e infame, ma, date le circostanze, sono
necessarie a soddisfare i bisogni del
sesso maschile, e come tali rappresentano
un ceto riconosciuto ufficialmente, con
lo scopo specifico di proteggere dai
seduttori le donne privilegiate dal destino,
che hanno trovato marito, o hanno diritto
a sperare di trovarne.


pag.115

Una madre aveva dato da leggere ai figli
le favole di Esopo per istruirli e
migliorarli. Ma ben presto i bambini
le riportarono il libro, e il maggiore
disse in modo presuntuoso: "Questo libro
non fa per noi| E' troppo infantile e stupido.
Che volpi, lupi, e cornacchie sappiano
parlare è un'assurdità che non può più abbindolarci:
già da molto tempo abbiamo superato simili buffonate!".
Chi non riconoscerà in quei ragazzi presuntuosi
i futuri razionalisti illuminati?


pag.115

E' mia opinione – e la dico qui di sfuggita –
che il colore bianco della pelle non sia naturale
all'uomo, il quale, per natura, ha invece la pelle
nera o scura, come i nostri antenati, gli indù.
Di conseguenza, dal grembo della natura non è mai
nato originariamente un uomo bianco, e quindi
non esiste una razza bianca, benchè se ne parli
tanto: ogni uomo bianco è solamente un uomo
scolorito.

Pag.116

I recensori anonimi

Un recensore anonimo è un furfante che
non vuole rispondere di ciò che comunica.
Negli attacchi il signor Anonimo è senz'altro
il signor Mascalzone.
Prima di tutto dovrebbe essere eliminato
l'usbergo di ogni furfanteria letteraria,
l'anonimato. Nelle riviste letterarie l'anonimato
è stato introdotto con il pretesto che esso dovrebbe
difendere il recensore onesto, l'ammonitore del
pubblico, dal rancore dell'autore e dei suoi
protettori. Tuttavia, per un solo caso di questo
genere ve ne saranno un centinaio nei quali
l'anonimato serve soltanto a sollevare da
ogni responsabilità colui che non è in grado
di sostenere ciò che dice … .
E' incredibile la sfacciataggine di certi tipi,
che non indietreggiano di fronte ad alcuna
mascalzonata letteraria quando sentono di
essere al sicuro sotto l'ombra protettrice
dell'anonimato … . Sarebbe forse tollerato
un uomo mascherato che si mettesse a tenere un
discorso al popolo oppure volesse parlare
dinanzi a un'assemblea? O, addirittura, che
prendesse ad attaccare altre persone,
ricoprendole di vituperi? Non lo metterebbero
ben presto alla porta gli altri con calci poderosi?


pag.117

Ogni volta che si fa riferimento, sia pure
di passaggio e magari senza biasimo, a un
recensore anonimo, bisognerebbe servirsi
di epiteti come "il vile pezzente anonimo"
o "il camuffato furfante anonimo di tal
rivista", e cos' via. Questo è davvero
il tono conveniente e appropriato con
cui apostrofare simile gentaglia,
affincè passi loro la voglia di
fare quel mestiere.


pag.117

Un genere di impertinenza particolarmente
ridicolo di simili critici anonimi è che essi, c
ome i re, quando parlano usano il "noi"; mentre
dovrebbero parlare non soltanto al singolare,
ma piuttosto al diminutivo, anzi all' "umiliativo",
dicendo per esempio: "La mia miserabile
dappochezza, la mia vile scaltrezza, la
mia camuffata incompetenza, la mia meschina
straccioneria", e via dicendo. Così devono
parlare certi farabutti mascherati, simili
agli orbettini che sibilano dal buco oscuro
di qualche "giornalucolo letterario di
provincia", ai quali una volta per tutte
dev'essere impedito quel mestiere.


pag.118

Con la sparizione dell'anonimato si
eliminerebbe il novantanove per
cento di tutte le canagliate letterarie.


pag.118

Da parte mia dirigerei una bisca
o un bordello altrettanto volentieri
che un simile covo di recensori anonimi.


pag.122

Quei diavoli in sembianze umane, i padroni
e i trafficanti di schiavi nei liberi Stati
dell'America del Nord (che dovrebbero
essere chiamati "Stati degli schiavi"),
sono di regola seguaci ortodossi e devoti
della Chiesa anglicana: considererebbero
un grave peccato lavorare di domenica e,
contando sulla loro osservanza, sulla
frequentazione assidua della chiesa e
su altre cose del genere, sperano nella
propria salvezza eterna.


pag.122

Gli scrittori si possono dividere in stelle
cadenti, pianeti e stelle fisse. I primi
producono colpi di scena momentanei: si
guarda in su, si grida "guarda guarda"
e poi scompaiono per sempre. I secondi,
cioè le stelle che vagabondano per il
cielo, hanno assai più consistenza.
Brillano, benchè soltanto grazie alla
loro vicinanza, assai più delle stelle
fisse e vengono con esse scambiati dai
profani. Ma anche i pianeti debbono ben
presto sgomberare il loro posto, inoltre
ricevono la luce in prestito e hanno una
sfera d'azione limitata ai compagni di
cammino (i contemporanei). Essi si spostano
e si alternano: un'orbita della durata di
qualche anno è il loro destino.
Soltanto le stelle fisse non cambiano:
stanno ferme nel cielo, hanno luce propria,
agiscono su ogni epoca … . Esse non
appartengono, come gli altri corpi celesti,
a un solo sistema (nazione), bensì
all'universo. Ma appunto a causa
dell'altezza della loro posizione,
la loro luce di solito richiede molti
anni prima di diventare visibile
all'abitante della terra.


pag.123

La prima regola, e forse l'unica, del
buono stile è che si abbia qualcosa da
dire: con questa regola si va lontano!
Eppure gli scrittori di filosofia si
distinguono per il fatto di
trascurarla … specialmente da Fichte
in poi. In tutti costoro si può appunto
rilevare che sembrano voler dire qualcosa,
mentre non hanno nulla da dire.
Il carattere comune dei testi filosofici
di questo secolo è che sono scritti
senza che vi sia veramente qualcosa da
dire: tale carattere si ritrova in
tutti quanti e può quindi essere studiato
allo stesso modo in Salat e in Hegel,
in Herbart e in Schleiemacher.
Secondo il metodo omeopatico, un minimo
insignificante di pensiero viene diluito
in un profluvio di parole che riempiono
cinquanta pagine, e si continua così
tranquillissimi a cianciare di pagina
in pagina, con una fiducia illimitata
nella pazienza davvero tedesca del lettore.
Invano l'intelligenza condannata a questa
lettura spera in pensieri autentici, solidi
e sostanziali: essa spasima, spasima attendendo
un qualsiasi pensiero – come il viaggiatore
nel deserto d'Arabia sospira l'acqua – e
dovrà morire di sete.


pag.124

Buttano giù il loro pensieri a pezzi e
bocconi in brevi sentenze paradossali e
ambigue che sembrano voler significare
assai più di quel che esprimono (eccellenti
esempi di questo genere si trovano nelle
opere di Schelling sulla filosofia della natura);
alle volte, invece, quegli scrittori presentano
il loro pensiero in un profluvio di parole con
la più insopportabile prolissità, come se
occorressero chissà quali sforzi miracolosi
per renderne comprensibile il senso profondo,
mentre si tratta di un'idea assolutamente
sciocca, magari di una banalità (Fichte,
nei suoi scritti popolari, e centinaia di
miserabili imbecilli che non vale la pena
di nominare, nei loro manuali filosofici,
ne forniscono esempi in abbondanza).


pag.125

Chi scrive in modo trascurato confessa così,
anzitutto, che lui per primo non attribuisce
un gran valore ai suoi pensieri.


pag.125

Se è un'impertinenza interrompere gli altri,
impertinenza non minore è interrompere se
stessi, come avviene nella costruzione del
periodo che da alcuni anni applicano almeno
sei volte per pagina, compiacendosene, tutti
gli scribacchini negligenti, affrettati e
smaniosi solo di guadagno. Questa costruzione
consiste – quando si può, bisogna dare l'esempio
insieme alla regola – nell'interrompere una
frase per appiccicarne un'altra in mezzo.
Costoro, però, lo fanno non soltanto per
pigrizia, ma anche per imbecillità, in
quanto credono che ciò sia un'amabile
légèreté che ravviva l'esposizione.


pag.126

La penna è per il pensare quel che
il bastone è per il camminare; ma
l'incedere più agile è quello senza
l'aiuto del bastone e il pensare più
perfetto si compie senza penna.
Soltanto quando cominciamo a invecchiare
ci serviamo volentieri del bastone e
della penna.


pag.126

Non si può servire due padroni: o
si serve la ragione o la Scrittura …
Si tratta o di credere o di filosofare.


pag.126

Il sesso femminile, di statura bassa,
di spalle strette, di fianchi larghi e
di gambe corte, potè essere chiamato il
bel sesso soltanto dall'intelletto
maschile obnubilato dall'istinto sessuale:
in quell'istinto, cioè, risiede tutta
la bellezza femminile.


pag.127

Non v'è rosa senza spine.
Ma vi sono parecchie spine senza rose!


pag.128

Negli Stati Uniti dell'America
del Nord noi vediamo il tentativo …
di far prevalere il diritto non contaminato,
puro, astratto. Solo che il risultato non
è allettante: infatti, nonostante la
prosperità materiale del paese, vi troviamo
come mentalità dominante il basso utilitarismo,
accompagnato dalla sua immancabile socia:
l'ignoranza, la quale, a sua volta, ha
aperto la strada alla stupida bigotteria
anglicana, alla stolta presunzione, alla
rozzezza brutale, unita a una stolida
venerazione per le donne. Ma all'ordine
del giorno vi si trovano cose anche peggiori:
la schiavitù dei negri che grida vendetta al
cielo, unita a una crudeltà estrema contro
gli schiavi; la più ingiusta oppressione
dei negri liberi; la lynch law;
l'assissinio frequente e spesso impunito;
duelli di brutalità inaudita e, talvolta,
l'aperta derisione del diritto e delle
leggi … una oclocrazia in continua crescita;
infine l'influsso estremamente corruttore
che le ricordate violazioni della legalità
commesse nelle sfere superiori esercitano
di necessità sulla moralità privata.


pag.129

L'unico fine dello Stato è di proteggere
i singoli individui l'uno dall'altro e
tutti insieme dai nemici esterni. Alcuni
filosofastri tedeschi di quest'epoca
venale vorrebbero trasformarlo in un
organismo di educazione e di edificazione
morale: qui sta in agguato, sullo sfondo,
la mira gesuitica di sopprimere la libertà
personale e lo sviluppo individuale dei
singoli per farli diventare la ruota di
una macchina politico-religiosa alla
cinese.
Ma questa è la via che altre volte
ha condotto all'Inquisizione, agli
autodafè e alle guerre di religione …
Ancor oggi e ovunque (l'eccezione
dell'America settentrionale è più
apparente che reale) vediamo che
lo Stato si preoccupa anche dei
bisogni metafisici dei suoi membri.


pag.130

In ultima analisi la necessità dello
Stato si fonda sulla riconosciuta
iniquità del genere umano: senza di
questa non si sarebbe pensato allo
Stato, poiché nessuno avrebbe da temere
per i suoi diritti … Da questo punto di
vista emergono chiaramente la grettezza e
la superficialità dei filosofastri che
con le loro frasi pompose presentano
lo Stato come lo scopo supremo e il
fiore dell'esistenza umana,
fornendoci così l'apoteosi del filisteismo.


pag.131

Io credo che lo studio della grammatica
latina e greca dal sesto al dodicesimo
anno di età getti le basi per l'ottusità
che si manifesta in seguito nella maggior
parte dei dotti.


pag.131

La poligamia avrebbe tra i molti vantaggi
anche quello che l'uomo non verrebbe ad
avere un legame così stretto con i propri
suoceri, il terrore dei quali impedisce
ora innumerevoli matrimoni.
Epperò: dieci suocere invece di una!


pag.132

Depongo qui, nel caso morissi,
la mia confessione: disprezzo
la nazione tedesca per la sua
pomposa stupidità e mi
vergogno di appartenervi.


pag.132

E' un difetto costitutivo dei
tedeschi cercare nelle nuvole
quello che hanno ai loro piedi.
Quando si pronuncia dinanzi a
loro la parola idea, che a un
francese o a un inglese dà un
senso chiaro e preciso, si
direbbe che salgano nel pallone.


pag.132

Il vero carattere nazionale
dei tedeschi è la pesantezza:
essa risalta nel loro modo di
camminare, nel loro modo di agire,
nella loro lingua, nei loro discorsi
e racconti, nel loro modo di
intendere e di pensare, ma in
maniera del tutto particolare
risalta nel loro stile letterario,
nel piacere che essi traggono da
periodi prolissi e intricati, a
causa dei quali la memoria deve
per cinque minuti applicarsi a
imparare con pazienza la lezione
che le è imposta, finchè da ultimo,
alla conclusione del periodo,
l'intelletto tira le fila e gli
enigmi sono risolti. Di tutto ciò
si compiacciono, e se è possibile
anche far mostra di preziosismi,
parole altisonanti e di affettata
"semnotes" [in greco nel testo:
dignità stilistica], l'autore ci
sguazza dentro: ma il cielo dia
ai suoi lettori la pazienza di leggerlo.


pag.132

Il tempo è ciò in grazia del quale
ogni cosa, in ogni momento, diventa
nulla nelle nostre mani; per cui
perde ogni vero valore.


pag.132

L'essere umano non vive, come l'animale,
soltanto nell'attimo presente,
ma prende in considerazione, riflettendoci,
il passato e il futuro; di qui deriva la
sua preveggenza, la sua preoccupazione
e un senso frequente di angoscia. La donna,
in conseguenza della sua più debole ragione,
partecipa meno dei vantaggi e degli svantaggi
di ciò; essa rivela, piuttosto, una certa
miopia intellettuale, perchè il suo
intelletto intuitivo vede distintamente
le cose vicine, ma ha per contro un
orizzonte ristretto, nel quale non cadono
le cose lontane; appunto perciò tutto
quello che è assente, passato, futuro
agisce assai meno sulle donne che
sugli uomini. Da qui deriva anche
la tendenza, molto più frequente
nelle donne, allo spreco, che in esse
raggiunge a volte la dissennatezza …
Per quanto gli svantaggi di questa
situazione siano numerosi, essa ha, tuttavia,
un lato buono: la donna si immedesima più
di noi nel presente, e quindi sa goderlo
meglio, purchè sia tollerabile; da ciò dipende
quella particolare serenità della donna che
la rende adatta a dispensare piacevoli ore di
riposo all'uomo oberato da preoccupazioni.


pag.134

Il medico vede l'uomo in tutta la sua debolezza;
il giurista in tutta la sua malvagità; il
teologo in tutta la sua stupidità.


pag.134

Teologia e filosofia sono come due
piatti di una bilancia. Quanto più
si abbassa l'uno, tanto più si alza
l'altro. Quanto più nel nostro tempo
cresce la miscredenza, tanto più
grande diventa il bisogno di filosofia,
di metafisica; e allora devono venire da me.


pag.135

Ogni traduzione rimane un'opera morta e
il suo stile è forzato, rigido, non naturale:
oppure diventa una traduzione libera, vale a
dire si contenta di un à peu près e, dunque,
è falsa. Una biblioteca di traduzioni
somiglia a una pinacoteca di copie.


pag.135

La vita da nomadi, che indica il grado
più basso della civiltà, si ritrova al
grado più alto nella generalizzata vita
da turisti. La prima fu causata dalla
necessità, la seconda dalla noia.


pag.135

Scrivono il loro nome in luoghi
che sono meta di visitatori: è un modo di reagire,
di lasciare una traccia sulla
località che non ne ha lasciata alcuna in loro.


pag.138

Un gruppo di porcospini, in una fredda
giornata d'inverno, si strinsero vicini
vicini, per proteggersi con il loro calore
dal rimanere assiderati.
Ben presto, però, sentirono le spine
reciproche; il dolore li costrinse ad
allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro.
Quando poi il bisogno di riscaldarsi li
portò ancora a stare insieme, si ripetè
quell'altro malanno; di modo che venivano
sballottati avanti e indietro fra i due mali,
finchè non ebbero trovato una moderata
distanza reciproca, che rappresentava
per loro la posizione migliore. Così
il bisogno di società, che scaturisce
dal vuoto e dalla monotonia della propria
interiorità, spinge gli uomini l'uno
verso l'altro; le loro molteplici
repellenti qualità e i loro insopportabili
difetti, però, li respingono di nuovo
l'uno lontano dall'altro. La distanza media,
che essi riescono finalmente a trovare e
grazie è possibile una coesistenza, sta
nella cortesia e nelle buone maniere.
A colui che non mantiene quella distanza
in Inghilterra si dice: keep your distance!
Con essa il bisogno del calore reciproco
viene soddisfatto in modo incompleto,
in compenso però non si soffre delle
spine altrui. Ma chi possiede molto calore
interno preferisce rinunciare alla società,
per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.


pag.140

Nel mondo esiste un unico essere menzognero:
l'uomo. Ogni altro essere è autentico e sincero
perchè si fa vedere schiettamente qual è,
manifestandosi così come si sente.
Un'espressione emblematica o allegorica
di questa differenza fondamentale è il
fatto che tutti gli animali vanno in
giro nel loro aspetto naturale, e ciò
contribuisce assai all'impressione
piacevole della loro vista, che ogni
volta, specie se si tratta di animali
liberi, mi riempie il cuore di gioia;
l'essere umano invece, a causa del suo
abbigliamento, è diventato una caricatura,
un mostro, la cui vista è ripugnante già
per questo fatto, che è poi sottolineato
perfino dal colore bianco e per lui innaturale
della pelle e dalle disgustose conseguenze del
suo nutrimento a base di carne, che è contro
natura, nonché delle bevande alcoliche, del
tabacco, degli stravizi e delle malattie.
L'essere umano appare come una macchia
ignominiosa nella natura!
Come il nostro corpo è vestito di abiti,
così il nostro spirito lo è di menzogne.
I nostri discorsi, le nostre azioni, tutto
il nostro essere sono menzogneri, e solo
attraverso questo velo si può talvolta indovinare
il nostro vero sentire, come attraverso gli abiti
si indovina la figura del corpo.


pag.141

Quando cercai di descrivere con un solo
tratto la grandezza dell'egoismo e di
ricorrere a un'iperbole molto espressiva,
alla fine mi fermai a questa: molti
sarebbero capaci di uccidere una persona
soltanto per ungere col suo grasso le
proprie scarpe. Ma uno scrupolo mi è rimasto:
si tratta davvero di un iperbole?


pag.141

Il numero dei trappisti regolari
è certamente piccolo, mentre la metà
dell'umanità è fatta di trappisti involontari:
povertà, obbedienza, privazione di tutti i
piaceri, anzi dei sollievi più necessari, e
spesso anche castità coatta o determinata
dalla privazione, sono la loro sorte.


pag.143

La verginità è bella non perchè è un
digiuno, ma perchè è la saggezza, vale a
dire perchè sventa le insidie della natura.


pag.143

La vita è come una bolla di sapone,
che manteniamo e soffiamo per quanto
è possibile, ma con la ferma certezza
che scoppierà.


pag.144

La vita è una continua
lotta per l'esistenza,
con la certezza della sconfitta finale.


pag.144

La vita è un mare pieno di
scogli e di vortici, che
l'uomo evita con la massima
cautela e cura, benchè sappia che,
quand'anche riesca con ogni sforzo
e arte a scamparne, per ciò stesso
con ogni passo si avvicina, e anzi punta
direttamente sopra, al più grande, al totale,
all'inevitabile e irreparabile naufragio, la morte:
è questa la meta finale della faticosa traversata
e per lui peggiore di tutti gli scogli cui sfuggì.


pag.144

La vita di ogni individuo, se la si guarda
nel suo complesso mettendone in rilievo solo
i tratti più significativi, è in realta sempre
una tragedia; ma, esaminata nei particolari,
ha il carattere della commedia.


pag.147

L'istinto sessuale è il nucleo della
volontà di vivere, quindi la concentrazione
di ogni volere: per questo ho definito
i genitali il punto focale della volontà.

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