venerdì 29 gennaio 2010

Da Nova de Il Sole-24 Ore

21-01-2010

Pag. 10

John Brockman, autore ed editore, Edge

STIAMO PARLANDO

A metà anni Sessanta molti artisti studiavano la scienza e il loro lavoro era imbevuto di teorie scientifiche. John Cage aveva fatto sua l'idea di McLuhan che, inventando la tecnologia elettrica, abbiamo esternalizzato i nostri sistemi nervosi centrali, le nostre menti. Dovevamo andare oltre l'idea di intelligenza personale: l'intelligenza era diventata collettiva. L'intelligenza intesa come estensione fatta dall'uomo era diventata il nostro ambiente, che lui indicava come una "coscienza collettiva" a cui potevamo attingere creando "una rete pubblica globale". Internet non era stata inventata, ma l'idea era stata concepita. Ho iniziato allora a sviluppare un tema che ha ispirato i miei lavori da allora: le nuove tecnologie danno vita a nuove percezioni. La realtà è un processo creato dall'uomo. Creiamo degli strumenti e poi modelliamo noi stessi a loro immagine. Ned Hall una volta mi ha indicato che le invenzioni più rilevanti non sono quelle che assomigliano alle invenzioni, ma quelle che appaiono innate e naturali. Le scoperte più importanti per lui non erano quindi fuoco, stampa, elettricità o Dna. Ma... la parola. Il parlare era considerata una cosa innata e naturale fino a che il primo uomo lo ha reso visibile esclamando "Stiamo parlando". L'internet è l'oscillazione infinita della nostra coscienza collettiva che interagisce con se stessa.



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