giovedì 10 novembre 2011

Cronaca di una giornata particolare

Il giorno della maratona di New York inizia molto presto, si deve raggiungere il luogo della partenza che si trova oltre il ponte di Verrazzano, non è soltanto un problema di distanza ma soprattutto di logistica. Saranno poco meno di 48 mila i partecipanti alla maratona e quasi tutti dovranno utilizzare i mezzi messi a disposizione dall'organizzazione della maratona.

Sveglia quindi alle 4,00. Puntata al bar dell'albergo e colazione a base di succo d'arancia e torta "marble qualcosa", torta che si rivelerà un po' pesante.

Alle 5 meeting nella hall con il gruppo di Terramia.

Pochi minuti dopo partenza in pullman per Staten Island Ferry Terminal a sud di Manhattan da dove partono i traghetti che condurranno a Staten Island. New York a quest'ora è ancora abbastanza deserta (è pur sempre domenica mattina) e in circa mezz'ora raggiungiamo la zona d'imbarco. La stazione "marittima" è già piena di una prima ondata di maratoneti. E' uno spettacolo di colori, lingue, abbigliamenti … anche se mancano più di 4 ore alla partenza della prima onda c'è già chi indossa la tenuta di gara sfidando una temperatura che non è rigidissima ma neanche primaverile!

La traversata dura circa mezz'ora. Si sbarca a Staten Island e guardando verso ovest si cominciano a scorgere le prime luci di una alba stupenda dietro lo skyline di Manhattan.

Il cielo è limpido, chissà che giornata sarà dal punto di vista della temperatura. Al momento non sento freddo ma ho indossato più strati di abiti, dei quali alcuni tecnici, … sono ancora indeciso su quale tenuta indossare per la gara.

All'uscita della stazione dei traghetti ci attendono dei bus che ci condurranno a Fort Wadsworth. Si parla poco, al di là della differenza di lingua la levataccia invita tutti a provare a dormire ancora un poco. Io preferisco guardarmi attorno e non perdere nulla di una esperienza che resterà unica.

Le strade attraverso le quali ci porta il pullman non sono quelle di Mahattan, qui è tutto silenzio e luci spente, gli unici che si vedono sono i polizziotti che presidiano i vari incroci.

Finalmente si arriva a Fort Wadsworth. I bus scaricano il loro carico di maratoneti che si incamminano attraverso un percorso obbligato che dividerà tutti i concorrenti in tre campi corrispondenti alle tre ondate in cui sarà scaglionata la partenza.

All'apparire dei primi bagni mi libero di un po' di liquidi.

Finalmente raggiungo il campo Orange, quello della wave 1, il mio.

Il campo è già molto affollato, quasi tutti indossano un berretto fornito da uno degli sponsor (ciambelle e dolci simili) e quasi tutti mangiano le ciambelle dello sponsor.

Io ho ancora qualche pezzo della marble "qualcosa" comprato in albergo e poi sono quasi al limite della digestione di ordinanza, provo a bere qualcosa di caldo … alla fine berrò un bicchiere di ottima "hot water", sento che il mio intestino ne ha di bisogno.

Mi guardo in giro e mancando ancora almeno 2 ore e mezzo alla partenza individuo un angolo del campo dove potermi sedere e aspettare. Il posto che scelgo mi sembra quello giusto, posso appoggiare la schiena a una recinzione e il sole, quando spunterà, potrà riscaldarmi.

Resto lì ad aspettare fino alle ore 8 circa. La folla continua ad aumentare, ci sono zone in cui ogni metro quadrato è occupato da una o più persone.

Cominciò a prepararmi. La giornata è tersa, c'è il sole che più splendente non si può … ho deciso … completino leggero da runner (maglia leggera a manica lunga e pantaloncino corto non aderente da runner.

Mi svesto, prima tolgo scarpe e pantaloni della tuta, resto con il costume che uso per la corsa, mi spalmo un po' di vaselina tra le cosce nelle zone sottoposte a maggiore sfregamento. Indosso il pantaloncino e poi rimetto e annodo le scarpe.

A questo punto passo alla svestizione della parte superiore, rimango a torso nudo, il freddo non da fastidio, spalmo un pò di vaselina sui capezzoli per evitare che sanguinino. Indosso il sensore del cardiofrequenzimetro, poi metto la maglia a manica lunga e sopra questa la canotta da runner di Terramia con il pettorale (14719).

Metto tutto ciò che mi sono tolto nella sacca da consegnare al deposito bagagli e completo la mia vestizione indossando un berretto nero di lana e i guanti da corsa.

Lo speaker annuncia che sono aperti i corrall della prima wave. Consegno la mia sacca al deposito bagagli dell'UPS e per rispondere a un altro stimolo fisiologico mi accodo a una delle tante code per i bagni chimici.

Svolto il dovere fisiologico ho ancora dieci minuti per raggiungere il corrall che chiuderà alle 8 e 55. Momento di panico! Dove sono i corrall? Seguo la folla e poi grazie a quelli del servizio d'ordine vengo instradato nel mio corrall. Non si partirà da lì. I corrall sono una sorta di zona di attesa dalla quale si verrà guidati fin sul ponte da dove avverrà la partenza vera e propria. Alle 9 e 20 circa siamo in zona di partenza. E' tutto un volare di felpe, tute e bottigliette. Dagli altoparlanti viene mandata musica a tutto volume fino a quando lo speaker ufficiale annuncia prima il sindaco di New York che augura buona fortuna a tutti e poi la voce solista che intona l'inno americano.

Qualche minuto dopo le 9 e 40 si sente la salva di cannone che annuncia la partenza. Prima che mi possa muovere dal mio posto passa più di un minuto e prima che possa passare sulla linea di partenza passa un altro minuto circa.

La maratona è partita e io sono lì, in mezzo a migliaia di persone, spero che vada tutto bene.

Primo incoveniente. Nonostante abbia provato il mio gps nei giorni precedenti la gara al momento della partenza in cui faccio scattare il mio cronometro il gps non viene rilevato, si spegne. Provo a farlo riavviare … niente da fare … dovrò fare a meno del mio regolatore … e questo inconveniente lo pagherò.

Nonostante non ci sia stato modo di fare un po' di riscaldamento le gambe sembrano abbastanza fluide.

Ai primi rilevamenti cronometrici mi rendo conto di stare andando troppo veloce, sono un po' troppo sotto i 5 minuti a km. Passo i 10 km in poco più di 48 minuti … troppo veloce. Comincio ad accusare qualche dolorino al fianco … sopportabile … allento un po' il pantaloncino. Arrivo alla mezza maratona in 1 ora e 38 minuti circa … troppo veloce … ma le gambe sembrano andare alla meraviglia.

Finora non ho bevuto, sento il bisogno di … "fare il ruttino" ma non ci riesco, ho una sensazione di freddo all'addome. Comincio ad approfittare dei punti di ristoro per riprendere fiato, bevo e tento di ruttare ma non ci riesco, avrei bisogno di ruttare ma non c'è verso non ci riesco. Sento un senso di pesantezza all'addome … e me lo tengo.

Il mio ritmo comincia a calare, da una proiezione sotto le 3 ore e 20 comincio muovermi verso le 3 ore e 30. Continuo a correre ma al miglio 22 sento l'esigenza di camminare un poco. Riprendo a correre e riesco ad entrare a Central Park dalla West ma subito dopo riprendo a camminare, poi corro, poi riprendo a camminare e poi, quando si esce da Central park per percorrerne il lato corto fino a Columbus Circle, riprendo a correre e questa volta non mi fermo più … anche se ne avrei una grande voglia. Alla vista del rientro a Central park da Columbus Circle mi viene il magone … è un attimo … mi riprendo e quelle ultime 300 yard non sembrano finire più … ma alla fine il traguardo è lì … anche questa volta ce l'ho fatta.

Il tempo finale è di 3 ore 38 minuti e 33 secondi, l'indomani saprò, dal New York Times, che sono arrivato 7.571 … ne ho messi alle spalle circa 40.000 … se avessi centrato l'obiettivo delle 3 ore e 30 avrei superato altri 2.000 circa … va bene così.

La cronaca della corsa non dice molto, quello che merita di essere detto riguarda lo staff dell'organizzazione e il pubblico.

Dell'organizzazione non c'è che fare i complimenti a tutti, gestire un evento simile non è da tutti e poi tutti i volontari dimostrano un senso di partecipazione e comprensione del gesto sportivo che ti ripagano più di qualsiasi prestazione, ti fanno capire che comunque sia andata sei riuscito a concludere una gara che di per sé è un'impresa e loro capiscono il valore di questa impresa.

Il pubblico della maratona di new york è fantastico, sono due ali di folla che incitano i maratoneti per quasi tutti i 42,195 chilometri (26,2 miglia), ti sembra di essere tu lo spettatore di uno spettacolo meraviglioso … il loro. Tra cartelli, incitazioni, performance musicali, non ti fanno mai mancare il loro sostegno … meraviglioso.

E poi il percorso, probabilmente si attraversano quartieri che mai avresti immaginato di visitare, dove si riescono a distinguere vere e proprie comunità. Quelli più organizzati sembrano i messicani. Ma ci sono gruppi di turisti che hanno organizzato delle claque e ci sono quelli che meno te li aspetti … gli austriaci, gli svedesi … tanti tifosi di singoli maratoneti, e lì è uno spreco di cartelloni dai "go go" agli incitamenti più ironici. Il pubblico meno caloroso è quello del quartiere ebraico, gli uomini nei loro caratteristici pastrani e cappelli fuori dal tempo, per non parlare delle barbe e dei riccioli, che incontri in giro anche per New York ma non in questo numero; ma la vera sorpresa sono le loro donne e i bambini che invece non si vedono in giro. Sono tutti vestiti di nero e sembrano un po' vintage, ma la sorpresa sono le donne ebree, alcune sono molto belle e i loro sguardi sembrano appartenere a un altro tempo.

La maratona di New York è finita. I soliti rimpianti di ogni maratona, ma in questa ho commesso troppi errori, avrei potuto soffrire di meno e forse avrei potuto fare un tempo leggermente migliore … ma tra qualche giorno tutto questo sarà dimenticato e quello che rimarrà saranno le sensazioni provate in un giornata stupenda … bye bye New York!

Pomeriggio di riposo, forse ho qualche linea di febbre … normale. Uscita serale per mangiare un boccone … ma non ho molta fame … normale.

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