lunedì 13 dicembre 2010

Della tranquillità dell'anima di Lucio Anneo Seneca

Citazioni da

Della tranquillità dell'anima

di Lucio Anneo Seneca

Redazione Patrizia Patelli

Edito da Arsenale Editore - Mulino Don Chisciotte, collana Fragole e farfalle, pagg.61, febbraio 2007,

pag.23

Spesso un vecchio non ha altro argomento per provare che ha vissuto a lungo se non la sua stessa età


pag.24

Ti è precluso il tribunale, ti sono interdetti pulpiti e comizi? Considera quante immense regioni ti si aprono alle spalle, quanti popoli diversi. Non ti sarà mai preclusa una parte di mondo così vasta da non lasciartene una più grande ancora dove andare.


Pag.26

La cosa di gran lunga migliore è mescolare il riposo con l'azione: anche quando una vita attiva ci sarà impedita da ostacoli accidentali o dalla condizione della città mai, infatti, ci saranno precluse tutte le strade da non lasciarci una qualche possibilità di agire onestamente.


Pag.28

… questo perchè tu sappia che anche in uno stato oppresso il sapiente trova il modo di rendersi visibile e che anche in uno florido e tranquillo regnano la crudeltà, l'invidia e mille altri vizi all'apparenza innocui.


Pag.28

Io penso che Curio Dentato dicesse che avrebbe preferito morire piuttosto che vivere da morto: il male peggiore è uscire dal consesso dei vivi prima di morire.


Pag.29

E' nostro dovere interrogare noi stessi, poi le faccende delle quali occuparci e poi coloro per i quali e con i quali le vogliamo intraprendere.


Pag.30

… le menti costrette reagiscono male; avversa alla propria natura, ogni fatica è vana


pag.32

In ogni caso, si evitino soprattutto quegli uomini tristi che ogni scusa è buona per accenderne il lamento. Per quanto fedele e affezionato, colui che è sempre turbato e lamentoso, risulterà nocivo per la tua tranquillità.


Pag.33

Come ho detto si tollera meglio non avere che perdere, per cui vedrai più felici coloro i quali non sono mai stati raggiunti dalla fortuna di coloro che ne sono stati abbandonati.


Pag.34

O sono in errore o è un re chi, tra avari, ladroni, imbroglioni, saccheggiatori, lui solo, è quell'uomo al quale non si possa arrecar danno.


Pag.35

Quanto più felice è colui che può permettersi di dire di no!


Pag.35

Sono più adatti alla guerra quei corpi che riescono a nascondersi dietro gli scudi che quelli che ne oltrepassano i limiti esponendosi al pericolo; la quantità giusta di denaro è quella che non arriva alla povertà senza tuttavia allontarsene troppo.


Pag.36

Abituiamoci a fare a meno del lusso e a usare le cose per se stesse e non per la loro qualità di ornamento. Il cibo frena la fame, le bevande la sete, soddisfiamo così i desideri necessari. Impariamo a camminare con le nostre gambe, a vestirci e nutrirci non seguendo le nuove tendenze ma non tradendo le usanze dei nostri antenati. Impariamo a coltivare la sobrietà, a contenere il lusso, a tenere a freno la vanità, a trattenere l'irascibilità, a guardare alla povertà con occhi sereni, a praticare la parsimonia, sebbene molti si vergogneranno di una tal cosa, a usare rimedi poco dispendiosi per gli appetiti naturali, a tenere a bada le speranze sfrenate e l'animo tutto votato al futuro, e a fare in modo che da noi stessi e non dalla Fortuna ci aspettiamo ricchezze.


Pag.37

A che scopo riempirsi di libri e biblioteche se in tutta una vita il proprietario non ne legge che gli indici? La quantità appesantisce lo studioso, non lo istruisce; più saggio è affidarsi a pochi autori piuttosto che perdersi tra molti.


Pag.39

Nessuno resisterebbe se le avversità avessero sempre la forza del primo colpo.


Pag.40

… niente è così amaro che un animo in equilibrio non possa trovarvi qualche conforto.


Pag.40

Utilizza la ragione contro le difficoltà: anche le cose più dure possono addolcirsi e le cose anguste allargarsi e le cose gravi opprimere meno se sopportate.


Pag.40

Non invidiamo chi sta più in alto: chi ci appare eccelso sta su un precipizio.


Pag.41

Niente tuttavia saprebbe metterci meglio al riparo da queste fluttuazioni dell'animo che imporre sempre un traguardo alla nostra ambizione, non dare alla fortuna il potere di arrestarci ma fermarci noi stessi per tempo.


Pag.44

Publilio: Ciò che può accadere a qualcuno può accadere a chiunque


pag.45

Quindi sappi che qualsiasi condizione è reversibile e che tutto ciò che succede agli altri può succedere anche a te.


Pag.48

Facciamo che ogni fatica abbia uno scopo, che sia mirata a qualcosa di ben preciso.


Pag.50

Bisogna richiamare a sé l'anima affrancandola da tutte le cose esterne: confidi in se stessa, goda di sé, si preservi, si protegga dalle cose estranee a sé e si dedichi a sé; non se la prenda per le sventure, ma interpreti come positive anche le avversità.


Pag.50

Il nostro Zenone, quando seppe del naufragio che sommerse tutti i suoi averi, disse: "Ecco, la fortuna mi impone di dedicarmi meglio alla filosofia".


Pag.50

A un tiranno che lo minacciava di morte, addirittura senza sepoltura, il filosofo Teodoro rispose: "E' in tuo potere provocare un'emorragia di sangue, se ti piace, ma riguardo alla sepoltura, sei sciocco se pensi che mi interessi marcire sopra o sotto la terra"


pag.53

Aggiungi poi che merita un posto più alto nel genere umano chi ride piuttosto che colui che piange: il primo ci lascia ben sperare, il secondo invece manifesta solo disperazione per ciò che non si può correggere; considerando nell'insieme, quindi, ha animo più grande chi non trattiene il riso e non chi non trattiene le lacrime, chi ride non è afflitto da nulla di così serio e di così definitivo nell'immensità delle cose umane.


Pag.58

Bisogna concedere una tregua ai nostri spiriti: riposati sapranno alzarsi più efficienti e più vivi. Un campo fertile non è da forzare (una fecondità senza soluzione di continuità li esaurirebbe precocemente), così un lavoro ininterrotto esaurirà la forza dei nostri spiriti; distesi e riposati, riacquisteranno vigore. Un lavoro troppo assiduo provoca nell'animo offuscamento e malinconia. Gli uomini non tenderebbero con tanta passione al divertimento se gli scherzi e i giochi non avessero in sé qualcosa di naturale. Dedicarsi a questi con troppa frequenza indebolirebbe tuttavia lo spirito: prendi il sonno che è necessario per il riposo ma se lo prolunghi di giorno e di notte si trasforma in una morte.


Pag.59

Ad esempio un grande oratore quale Asinio Pollone dopo la decima ora smetteva di occuparsi di alcunchè: dopo quell'ora non leggeva neanche più le lettere, per non cadere in nuove preoccupazioni e nelle due ore seguenti si riposava della stanchezza della giornata.


Pag.60

Volendo dare credito al poeta greco: "di tanto in tanto è doveroso impazzire", credere a Platone: "chi è padrone di sé bussa invano alle porte della poesia", o ascoltare Aristotele:"nessun grande ingegno fu privo di follia". Se non è smossa, la mente non può esprimere nulla di grande e di superiore. Quando si stanca delle cose consuete e volgari e si innalza ispirata, allora canta più elevatamente di una bocca mortale.

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