giovedì 11 marzo 2010

Da Nova de Il Sole-24 Ore

21-01-2010

Pag. 10

L'EVOLUZIONE DELL'INFOTIPO

ANTROPOLOGIA consapevole

DI LUCA DE BIASE

L'ipotesi dell'esistenza di un'intelligenza collettiva emerge dall'osservazione: gruppi di individui che si comportano collettivamente in un modo che sembra intelligente, nel senso che affrontano in modo coordinato situazioni e problemi nuovi, imparano a risolverli e applicano la loro conoscenza comune per adattarsi ai mutamenti del contesto. Del resto, una dimensione collettiva dell'intelligenza è stata immaginata in passato da diversi autori: dal World Brain di H.G. Wells, del 1937, alla Intelligence collective di Pierre Lévy, del 1997. Niente di nuovo, dicono al Center for collective intelligence (Cci) dell'Mit, salvo per un particolare: il web.

I gruppi di individui della specie umana hanno imparato a coordinarsi sulla base di un sapere e di una capacità di ragionare comune fin dai tempi in cui la sopravvivenza dipendeva dalla caccia. E gli strumenti per condividere la conoscenza non sono mai mancati e sono migliorati nel tempo. Ma il web – con l'enormità delle informazioni che contiene e la velocità di innovazione che lo caratterizza – dà l'impressione di aver aggiunto qualcosa che resta ancora da comprendere. I ricercatori del Cci dell'Mit, guidati da Thomas W. Malone, hanno lanciato diversi progetti: dal web delle previsioni collettive al sistema per la condivisione di conoscenze mediche. L'idea è creare piattaforme che consentano a gruppi di persone connesse a computer di agire più intelligentemente dei gruppi privi di computer e dei computer privi di persone. La sperimentazione è in corso, ma gli esempi cui i ricercatori fanno riferimento sono già sotto gli occhi di tutti: non solo e non tanto Google e Wikipedia, quanto piattaforme tipo InnoCentive. Quest'ultima è una soluzione creata dalla Eli Lilly e usata da aziende come Boeing, DuPont e Procter & Gamble per porre problemi scientifici a una comunità di persone connesse, incentivandole anche con denaro a tentare di risolverli collaborando e mettendo in comune i loro saperi. Si tratta in sostanza di piattaforme complesse capaci di aggregare le persone, facilitarle nell'interazione, concentrarne l'attenzione intorno a un obiettivo, coordinarne le forze e motivarle con sistemi incentivanti espliciti. Le prime conclusioni del Cci sembrano indicare che gli obiettivi comuni sono raggiunti meglio se gli incentivi sono più soddisfacenti e se le persone non partecipano per motivi di carriera o per competere con gli altri.

È chiaro che le piattaforme esistenti sul web hanno caratteristiche piuttosto diverse. Wikipedia conta su un obiettivo comune definito dalla metafora dell'enciclopedia, che favorisce un approccio vagamente oggettivo al prodotto, e dall'assenza di competizione tra individui. Facebook sembra avere le caratteristiche opposte. Il motore di Google conta sull'attività di citazione di pagine web svolta da chi, a sua volta, pubblica pagine web: una sorta di sondaggio continuo sulla rilevanza dei contributi disponibili in rete. Queste grandi piattaforme, influiscono sul modo in cui il sapere è distribuito e sui comportamenti di ogni individuo che partecipa alla produzione del sapere.

Se la velocità e la complessità del web sono una grande sfida per chi voglia comprenderne le conseguenze, ancora più difficile è intendere pienamente il modo in cui le opportunità creative e culturali dell'intera internet influiscono sui modi di pensare e agire. Non manca chi le giudica tanto profonde da ipotizzare un salto evolutivo nella specie umana, che porterà allo sviluppo di nuove facoltà cerebrali. Ma di certo già assistiamo a salti antropologici molto significativi: si direbbe, per esempio, che internet nel suo insieme favorisca l'orientamento alla continua ricerca di innovazioni, sottolineando con la morfologia stessa che la caratterizza l'enorme insieme di opportunità che offre.

In ogni caso, gli individui più sensibili e riflessivi sono in grado di testimoniare che il loro modo di pensare è mutato dal momento in cui hanno cominciato a usare internet. ... Con una convinzione di fondo: condizione necessaria, anche se non sufficiente, per attraversare con successo una trasformazione culturale è tentare di acquisirne una migliore consapevolezza.



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