lunedì 1 marzo 2010

Da Nova de Il Sole-24 Ore

21-01-2010

Pag. 13

Evgeny Morozov, politologo ed esperto di internet

A DOMINARE È IL PRESENTE

Dal momento che ci potrebbero volere decenni per modificare il modo in cui il nostro cervello organizza l'informazione, ci dovremmo aspettare che i cambiamenti più immediati possano essere sociali piuttosto che biologici. Di questi, due mi preoccupano soprattutto. Uno ha a che fare con il modo in cui internet modifica il nostro modo di pensare; l'altro riguarda chi si occupa del pensiero. Quello che mi preoccupa di più sul "come" è la rapida e inesorabile sparizione della capacità retrospettiva e del ricordo dalle nostre vite digitali. Uno dei più significativi sviluppi di internet nel 2009 – l'avvento del cosiddetto "real-time web", in cui tutti i nuovi contenuti sono catalogati, letti e analizzati all'istante – è un potente promemoria del fatto che le nostre vite sono vissute al presente, del tutto distaccate anche dal più recente dei passati. La questione del "chi" è molto più complessa. La risposta più ovvia – che la rete ha democratizzato l'accesso alla conoscenza e che oggi siamo tutti pensatori – è errata. Una delle mie più grandi paure è che internet possa ampliare la distanza tra le masse disimpegnate e le elite ultracoinvolte, frustrando così la nostra capacità di risolvere in maniera collettiva i problemi globali – vengono in mente il riscaldamento globale e la regolamentazione del settore finanziario – che richiedono l'attenzione immediata di ciascuno. L'internet potrebbe fruttare più pensiero su questi temi, ma questo pensiero non sarebbe equamente distribuito.



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