domenica 15 marzo 2009

Libro

Finito di leggere:

L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello

di Oliver Sacks

traduzione di Clara Morena

edito da Adelphi, 2008, pagg.318

Oliver Sacks è professore di neurologia allo Albert Einstein College of Medicine di New York.

"Sono un appassionato lettore di storie cliniche …. ma non ho mai letto dei racconti psicologici così intensi come quelli narrati da Oliver Sacks nell'Uomo che scambiò sua moglie per un cappello ….. E' un libro che vorrei consigliare a tutti: medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, realistici e fantastici. E' stata una piacevole lettura. Ogni tanto è bello lasciarsi prendere dalla lettura per il solo piacere di leggere. La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell'universo." Pietro Citati

Nel mio piccolo ho letto con piacere questo libro il cui titolo ha suscitato la mia curiosità. Leggerlo ne è valsa la pena. Tutti siamo in grado di avere considerazione per coloro i quali soffrono di malattie "certe", meno quando queste patologie riguardano il cervello o il sistema nervoso in generale. Leggere questo libro ci potrà, forse, portare ad avere maggiore considerazione per uomini e donne il cui comportamento forse è da ricondurre a qualche forma, più o meno leggera, di patologia nervosa.

Citazioni dal libro

Si deve incominciare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita ….. La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla …. (Non mi resta che aspettare l'amnesia finale, quella che può cancellare una vita intera, come fu per mia madre …..). Luis Bunuel, pag.44

Ciò che può essere mostrato può essere detto, pag.44

Gli aspetti di cose per noi importantissime sono nascosti a causa della loro semplicità e familiarità. (Si è incapaci di notare qualcosa perchè la si ha sempre davanti agli occhi). I veri fondamenti di un'indagine non colpiscono affatto l'uomo che la compie. Wittgenstein, pag.69


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